La riforma della giustizia civile
Leggendo la riforma della giustizia italiana si rimane basiti. Il tutto perché il Ministro della Giustizia, essendo a capo delle struttura, dovrebbe ben conoscere i meccanismi della giustizia. La riforma sembra meditata da un marziano! Come è possibile che Orlando non conosca le procedure, ovvero i meccanismi della macchina burocratica? Quelle che non garantiscono giustizia a chi la chiede.
E’ palese che l’attuale ordinamento è organizzato per evitare che si svolgano i processi civili. Prima di andare in giudizio devo essere esperiti i tentativi di bonario accordo, mediazioni e altre diavolerie del genere. Quando tutto fallisce allora si va in giudizio. Ma ciò costa un pacco di soldi: gli avvocati costano, costa il contributo unificato, costano i consulenti… Ma la cosa clamorosa è che dopo 10 anni (tanto dura una causa civile da queste parti), ammesso che all’attore venga riconosciuta piena e totale ragione, egli avrà speso un bel po’ di soldi che non gli verranno mai restituiti.
Questa non è giustizia, anzi, al contrario, è solo impedire a chi non ha soldi di far valere i propri diritti. Una seria riforma dovrebbe consentire a tutti di andare in giudizio, ma chi perde deve pagare tutto, parcelle di tutti i legali (dell’attore e del convenuto), dei tecnici delle parti intervenute e spese legali. Questo è lo spirito che dovrebbe condurre il legislatore ad una riforma della procedura.
L’attuale ordinamento è per i ricchi, per le grandi compagnie e aziende non per il comune cittadino. Va bene per i furbi, per chi non ha nulla da perdere, non per le persone perbene.
Quindi il cittadino comune potrà avere ragione, ma in Italia non significa avere giustizia!
Assurda addirittura la sorte dei consulenti dei tribunali, quando non vengono pagati. Sono in aumento i CTU che si sentono dire “mi faccia causa, tanto se ne parla tra 10 anni”.
La procedura non prevede una fideiussione o comunque una reale garanzia a favore dei consulenti. Allora capita che il decreto di liquidazione del Magistrato, che è esecutivo, rimanga lettera morta. Quindi il tecnico entra nel girone infernale per capire se il debitore ha soldi, deve far svolgere delle indagini da agenzie di investigazione e, in caso di esito positivo, mentre si attiva tutta la procedura, deve sperare che i conti correnti del debitore non vengano “prosciugati” e così via…..
Alla fine della giostra, ammesso che vada tutto bene, ovvero ci sia la possibilità di recuperare i soldi, si deve eseguire il pignoramento con registrazione dell’atto. Quindi al CTU che lavora per lo Stato (come CTU) gli vengono chiesti i soldi (dallo Stato stesso) per farsi pagare (pignoramento), oltre alle tasse dovute!! Questo avviene solo in Italia….