La sindrome da costruzione malsana
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), dopo approfonditi studi, ha stabilito che l’aria all’interno delle case è molto più inquinata di quella esterna. La notizia sembra esagerata, ma già nel 1983 ha stabilito la sindrome da edificio malsano (sick building syndrome), indicando i principali sintomi ai cui può dare origine.
La costruzione a cui si riferisce l’OMS non è la “catapecchia” umida, senza luce naturale, con servizi igienici fatiscenti. Il riferimento è soprattutto alle nuove costruzioni o a quelle oggetto di recente ristrutturazione.
Le principali cause sono: la scarsa ventilazione degli ambienti interni, la presenza dei fumi generati dalla combustione del tabacco, l’eccessiva illuminazione, l’aria secca, i deodoranti per la casa o per le persone, le esalazioni delle sostanze tossiche emanate dai materiali da costruzione, le televisioni e i videoterminali, l’uso eccessivo dei prodotti per l’igiene, i materiali e i tessuti sintetici componenti per l’arredo, la carenza di ioni negativi, il rumore e il generale stress della vita quotidiana.
L’OMS ha calcolato che negli ultimi 30 anni circa 1/3 degli edifici realizzati nei paesi così detti “industrializzati” presenta tutte le caratteristiche da sick building syndrome tali da arrecare danni agli occupanti, mentre il 40% dei materiali utilizzati in edilizia è potenzialmente dannoso.
Purtroppo la conoscenza sulla dannosità delle singole sostanze sono scarse, così come le interazioni con tutti i microrganismi che ci circondano.
La s.b.s. si manifesta con sintomi specifici ma ripetitivi e non correlati ad un determinato agente, quali: irritazione degli occhi, delle vie aeree e della cute, tosse, senso di costrizione toracica, sensazioni olfattive sgradevoli, nausea, torpore, sonnolenza, cefalea, astenia. I malesseri, avvertibili solo ed esclusivamente durante la permanenza all’interno dell’edificio, possono essere associati a determinate stanze o settori, oppure generalizzati all’intera costruzione. I sintomi si manifestano in una elevata percentuale di soggetti che lavorano in ufficio (in genere superiore al 20%), scompaiono o si attenuano dopo l’uscita e non sono accompagnati da reperti obiettivi rilevanti.
I detrattori della s.b.s. affermano, grazie ad uno studio condotto da un team di ricercatori inglesi, che tale sindrome sui posti di lavoro è causata da datori di lavoro stressanti e a farne le spese sono i dipendenti più sensibili alla alta richiesta di produttività, accompagnata da uno scarso supporto di colleghi o di superiori. Ci riferiamo generalmente alle donne e i lavoratori più giovani, più vulnerabili allo stress degli impiegati più anziani.
Al di la di queste osservazioni che potrebbero essere fuorvianti, ci si pone una domanda. Come difendersi dalla s.b.s.? Una unica azione non esiste. In linea puramente teorica si potrebbe abbattere l’edificio malato per ricostruirlo utilizzando quanto di più innovativo e naturale offrano oggi l’edilizia sostenibile e la bioarchitettura, ma ciò è drastico ed estremamente costoso.
In primo luogo si può aumentare il ricambio di aria e migliorarne la distribuzione, al fine di abbassare sensibilmente la concentrazione degli inquinanti e di garantire anche un buon rapporto tra costi e benefici. Inoltre gli impianti di riscaldamento e condizionamento devono essere soggetti a regolare manutenzione, gli ambienti non devono presentare rivestimenti “assorbenti” (es. moquette, drappeggi e tendaggi pesanti…) e i locali di servizio (ripostiglio delle pulizie) devono essere posizionati quanto più distante possibile dalle zone di maggior permanenza.